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NUROFENTEEN 200 mg 12 compresse orodispersibili

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Esaurito

Descrizione prodotto

Nurofenteen è un farmaco di automedicazione utile per il trattamento di sintomatologie dolorose lievi o moderate o della febbre.

Cosa contiene Nurofenteen:

Ogni compressa orodispersibile contiene:
Principio attivo: 200 mg di Ibuprofene
Eccipienti: Etilcellulosa, biossido di silicio precipitato, ipromellosa, mannitolo, aspartame (E951), croscarmellosa sodica, magnesio stearato, aroma (menta o limone- contiene sorbitolo).

Indicazioni terapeutiche:

Sintomatologie dolorose lievi o moderate quali mal di testa, mal di denti, dolori mestruali.
Febbre.

Controindicazioni:

Pazienti con ipersensibilità all’ibuprofene o verso gli altri eccipienti.
Pazienti che hanno manifestato broncospasmo, asma, riniti od orticaria conseguenti all’impiego di acido
acetilsalicilico o di altri prodotti antinfiammatori non steroidei.
Pazienti con grave insufficienza epatica, renale o cardiaca.
Pazienti con storia di sanguinamento o per forazione gastrointestinale, correlati a precedenti terapie con FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei).
Pazienti con ricorrenti ulcere peptiche/emorragie in atto o pregresse (due o più distinti episodi di provata
ulcerazione o sanguinamento).
Durante l’ultimo trimestre di gravidanza.

Posologia:

Somministrazione orale: posizionare una compressa sulla lingua, lasciarla sciogliere, quindi deglutire.
Non è necessaria l’assunzione di acqua.
Non somministrare ai bambini di età inferiore ai 12 anni.
Adulti e ragazzi oltre i 12 anni: dose iniziale da 200 a 400 mg di ibuprofen e, quindi, se necessario, da 200 a 400 mg di ibuprofene ogni 4-6 ore.
Non superare la dose di 1200 mg di ibuprofene nelle 24 ore.
Anziani: non sono richieste modificazioni dello schema posologico.
Si consiglia ai pazienti con problemi di sensibilità gastrica di assumere il farmaco a stomaco pieno.
Se la sintomatologia persiste o peggiora dopo un breve periodo di trattamento, consultare il medico.
Gli effetti indesiderati possono essere minimizzati con l’uso della dose minima efficace per la durata di trattamento più breve possibile necessaria per controllare i sintomi.

Conservazione:

Conservare ad una temperatura non superiore ai 25 gradi C.

Avvertenze:

E’ necessaria cautela in pazienti con: lupus eritematoso sistemico o con malattia mista del connettivo; storia di ipertensione e/o insufficienza cardiaca poichè, in associazione alla terapia con FANS, sono state riportate
ritenzione idrica ed edema; alterazioni renali; disfunzioni epatiche.
L’uso del farmaco deve essere evitato in concomitanza di altri FANS, inclusi gli inibitori selettivi della
ciclossigenasi-2.
Gli effetti indesiderati possono essere minimizzati con l’uso della dose minima efficace per la durata di trattamento più breve possibile nec essaria per controllare i sintomi.
Cautela e’ richiesta (discutere con il proprio medico o farmacista) prima di iniziare il trattamento nei pazienti con anamnesi positiva per ipertensione e/o insufficienza cardiaca poichè in associazione al trattamento con i FANS sono stati riscontrati ritenzione di liquidi, ipertensione ed edema.
Effetti cardiovascolari e cerebrovascolari: studi clinici e dati epidemiologici suggeriscono che l’uso di ibuprofene, particolarmente ad alte dosi (2400 mg al giorno) e in trattamenti di lungo periodo, può essere associato con un lieve incremento del rischio di eventi arterotrombotici (per esempio infarto del miocardio o ictus).
Complessivamente, studi epidemiologici non suggeriscono che basse dosi di ibuprofene (per esempio, <= 12 00 mg al giorno) siano associate ad un aumentato rischio di infarto del miocardio.
Anziani: i pazienti anziani hanno un aumento della frequenza delle reazioni avverse ai FANS, specialmente emorragie e perforazioni gastrointestinali, che possono essere fatali.
Emorragia gastrointe stinale, ulcerazione e perforazione: durante il trattamento con tutti i FANS, in qualsiasi
momento, con o senza sintomi di preavviso o precedente storia di gravi eventi gastrointestinali, sono state riportate emorragia gastrointestinale, ulcerazione e perforazione, che possono essere fatali.
Negli anziani e in pazienti con storia di ulcera, soprattutto se complicata da emorragia o perforazione, il rischio di emorragia gastrointestinale, ulcerazione o perforazione è più alto con dosi aumentate di FANS.
Questi pazienti devono iniziare il trattamento con la più bassa dose disponibile.
L’uso concomitante di agenti protettor i (es. misoprostolo o inibitori di pompa protonica) deve essere considerato per questi pazienti ed anche per pazienti che assumono basse dosi di acido acetilsalicilico o altri farmaci che possono aumentare il rischio di eventi gastrointestinali.
Pazienti con storia di tossicità gastrointestinale, in particolare anziani, devono riferire qualsiasi sintomo
gastrointestinale inusuale (soprattutto emorragia gastrointestinale) in particolare nelle fasi iniziali del trattamento.
Cautela deve essere prestata ai pazienti che assumono farmaci concomitanti che potrebbero aumentare il rischio di ulcerazione o sanguinamento, come corticosteroidi orali, anticoagulanti come warfarin, inibitori selettivi del reuptake della serotonina o agenti antiaggreganti come l’acido acetilsalicilico.
Quando si verifica emorragia o ulcerazione gastrointestinale in pazienti che assumono il medicinale, il trattamento deve essere sospeso.
I FANS devono essere somministrati con cautela ai pazienti con una storia di malattia gastrointestinale (colite
ulcerosa, morbo di Crohn) poichè tali condizioni possono essere esacerbate.
Gravi reazioni cutanee, alcune delle quali fatali, includenti dermatite esfoliativa, sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi tossica epidermica, sono state riportate molto raramente in associazione con l’uso dei FANS.
Nelle prime fasi della terapia i pazienti sembrano essere a più alto rischio: l’insorgenza della reazione si verifica nella maggior parte dei casi entro il primo mese di trattamento.
Il farmaco deve essere interrotto alla prima comparsa di rash cutaneo, lesioni della mucosa o qualsiasi altro segno di ipersensibilità.
In pazienti con asma bronchiale o malattie allergiche in atto o pregresse può insorgere broncospasmo.
Gli anziani hanno maggior rischio di conseguenze da reazioni avverse .
Gli effetti indesiderati possono essere minimizzati usando la minima dose efficace per il minor tempo possibile.
Durante trattamenti prolungati a dosi superiori a quelle indicate, con prodotti medicinali analgesici, può insorgere mal di testa che non deve essere trattato con dosi maggiori del prodotto.
In generale, l’uso abituale di analgesici, soprattutto delle associazioni di diversi principi attivi analgesici, può
portare a lesioni renali permanenti con rischio di insorgenza di insufficienza renale (nefropatia da analgesici).
Questo medicinale contiene aspartame, una fonte di fenilalanina, che può essere pericolosa per le persone con fenilchetonuria.

Interazioni:

Associazioni da utilizzare con cautela.
Corticosteroidi: aumento del rischio di ulcerazione o emorragia gastrointestinale.
Anticoagulanti: i FANS possono aumentare gli effetti degli anticoagulanti, come il warfarin.
Agenti antiaggreganti e inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRIs): aumento del rischio di emorragia gastrointestinale.
Acido acetilsalicilico e altri FANS e glucocorticoidi.
Queste sostanze possono far aumentare il rischio di reazioni avverse a carico del tratto gastrointestinale.
Antipertensivi e diuretici, poichè i FANS pos sono far diminuire l’efficacia di questi farmaci.
Litio: esistono dimostrazioni della possibilità di un potenziale aumento dei livelli di itio nel sangue.
Metotrexato: esistono dimostrazioni della possibilità di un aumento dei livelli plasmatici di metotrexato.
Zidovudina: esistono dimostrazioni di aumentato rischio di emartrosi ed ematoma in pazienti emofilici sieropositivi per l’HIV se trattati contemporaneamente con zidovudina e ibuprofene.
Dati sperimentali indicano che l’ibuprofene può inibire gli effetti dell’aspirina a basse dosi sull’aggregazione
piastrinica quando i farmaci sono somministrati in concomitanza.
Tuttavia, l’esiguità dei dati e le incertezze relative alla loro applicazione alla situazione clinica non permettono di trarre delle conclu sioni definitive per l’uso continuativo di ibuprofene; sembra che non vi siano effetti clinicamente rilevanti dall’uso occasionale dell’ibuprofene.

Effetti indesiderati:

Le reazioni avverse più comunemente osservate sono di natura gastrointestinale.
Sangue e sistema linfatico.
Molto raramente (<=1/10000): disordini ematopoietici (anemia, leucopenia, trombocitopenia, pancitopenia,
agranulocitosi). Le prime manifestazioni sono: febbre, mal di gola , ulcere superficiali del cavo orale, sintomi simil – influenzali, spossatezza grave, sanguinamenti nasali e cutanei.
Sistema immunitario.
Molto raramente (<=1/10000): in pazienti con preesistenti disordini autoimmuni (lupus eritematoso sistemico,
malattia mista del connettivo) sono stati osservati durante il trattamento con ibuprofene casi isolati di sintomatologia da meningite asettica come rigidità nucale, mal di testa, nausea, vomito, febbre o disorientamento.
Sistema nervoso.
Occasionalmente (>=1/1000, <=1/100): mal di testa.
Cuore.
Molto raramente (<=1/10000): edema, ipertensione e insufficienza cardiaca sono stati riportati in associazione con trattamenti con FANS.
Apparato gastro-intestinale.
Occasionalmente (>=1/1000, <=1/100): disordini gastrointestinali quali dispepsia, dolori addominali e nausea; raramente (>=1/1000 0, <=1/1000): diarrea, flatulenza, stitichezza e vomito; molto raramente (<=1/10000): possono verificarsi ulcere peptiche, perforazione o sanguinamento gastrointestinali, talvolta fatali, particolarmente negli anziani, melena, ematemesi, stomatiti ulcerative, esacerbazione di colite e morbo di Crohn, meno frequentemente è stata osservata gastrite.
Fegato.
Molto raramente (<=1/10000): disordini epatici, specialmente a seguito di trattamenti a lungo termine.
Cute.
Molto raramente (<=1/1 0000): possono insorgere forme gravi di reazioni cutanee, quale l’eritema multiforme reazioni bullose incluso sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi tossica epidermica.
Rene.
Molto raramente (<=1/10000): possono verificarsi diminuzione dell’escrezione di urea ed edema, nonchè insufficienza renale acuta necrosi papillare, particolarmente a seguito di trattamenti a lungo termine aumento delle concentrazioni seriche di urea.
Reazioni di ipersensibilità.
Occasionalmente (>=1/1000, <=1/1 00): reazioni di ipersensibilità con orticaria e prurito; molto raramente
(<=1/10000): gravi reazioni di ipersensibilità.
I sintomi possono essere: gonfiore del volto, della lingua e della laringe, dispnea, tachicardia, ipotensione o shock grave.
Esacerbazione dell’asma.
Studi clinici e dati epidemiologici suggeriscono che l’uso di ibuprofene (pa rticolarmente ad alte dosi, 2400 mg al giorno) e in trattamenti a lungo termine, può essere associato con un lieve aumento del rischio di eventi arterotrombotici (per esempio infarto del miocardio o ictus).

Gravidanza e allattamento:

Gravidanza:
l’inibizione della sintesi delle prostaglandine puo’ colpire negativamente la gestante e/o lo sviluppo embrionale/fetale.
Dati ottenuti da studi epidemiologici suggeriscono un aumento del rischio di aborto, malformazione cardiaca e gastroschisi dopo uso di un inibitore della sintesi di prostaglandine durante il primo periodo di gravidanza.
Il rischio potrebbe aumentare con la dose e la durata della terapia.
Studi sugli animali hanno mostrato tossicità sull’apparato riproduttivo.
Durante il primo e il secondo trimestre di gravidanza, l’ibuprofene non dovrebbe essere somministrato se non chiaramente necessario.
Se usato da donne in procinto di concepimento o durante il primo e secondo trimestre di gravidanza, la dose e la durata del trattamento dovrebbero essere rispettivamente la più bassa e il più breve possibile.
Durante il terzo trimestre di gravidanza, tutti gli inibitori della sintesi delle prostaglandine possono esporre il feto a: tossicità cardiopolmonare (con chiusura prematura del dotto arterioso e ipertensione polmonare); disfunzione renale che può progredire a insufficienza renale con oligoidroamniosi; la madre e il neonato, alla fine della gravidanza, a: possibile prolungamento del tempo di sanguinamento, un effetto antiaggregante che può verificarsi anche a dosi molto basse; inibizione delle contrazioni uterine risultante in travaglio ritardato o prolungato.
Conseguentemente, l’ibuprofene è controindicato durante il terzo trimestre di gravidanza.
Allattamento:
l’ibuprofene e i suoi metaboliti possono passare in basse concentrazioni nel latte materno.
Nessun effetto pericoloso per i neonati è ad oggi conosciuto, quindi per trattamenti brevi con la dose
raccomandata per dolore e febbre, l’interruzione dell’allattamento non è generalmente necessaria.
Fertilità:
ci sono dimostrazioni che i prodotti medicinali che inibiscono la sintesi di ciclossigenasi/prostaglandine possono causare un indebolimento della fertilità femminile per effetto sull’ovulazione.
Questo effetto è reversibile dopo interruzione del trattamento.

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